23 apr 2014

Video casuali che cambiano la vita.

video cambierà la vita
Grazie a qualche amicizia su Facebook sono potuti proliferare molti, tanti video presentati come in grado di cambiarti la Vita. Certo è un'ottimo espediente per attirare attenzione e portare l'utente medio, sempre indaffarato a farsi i cazzi degli altri, nel clikkare play anche se non è il tipo da guardare un simile filmato strappalacrime. Ma tant'è, può cambiarti la vita. Pensieri profondi, video melodrammatici, tristi, farciti di speranza e belle intenzioni. Perle animate di una saggezza che abbiamo dimenticato, anzi, che conosciamo ma non vogliamo seguire, abbiamo di meglio da fare. Non ci rimane che puntare la pupilla sullo schermo e godere di qualche minuto di inquadrature agrodolci. Come può un video cambiare la nostra vita? Come possono una manciata di secondi, deviare in meglio gli anni che abbiamo ancora da vivere? Infatti non ci riescono. Se cambiano qualcosa è il modo in cui in quei pochi minuti, percepiamo il mondo. Poi il filmato finisce e continuano la nostra vita. Turbati? forse. Pensierosi? Qualche ora di sonno e si dimentica. La vita non è un vestito che si cambia da un giorno all'altro. E' un passaggio graduale, doloroso e lungo. I cambi repentini da una condizione all'altra, tipicamente, sono dettati da una condizione critica, che sia un lutto, un disastro o non voglio pensare a qualcosa di peggiore. Una persona non diventa migliore solo perché ha visto un'altra persona, dentro un film, che è diventata migliore. Può migliorarsi con il tempo, oppure, può anche non migliorarsi affatto e nascere, crescere e morire da perfetto stronzo. Cosa sia quella scintilla che porta una persona a evolversi in qualcosa di migliore, non posso dirlo. E' sfuggente, muta da individuo a individuo. Tecniche e terapie annunciate da Maestri e Guru magari più bravi di fare il lavoro di questi filmati, non possono essere applicate su tutti. Siamo cosi diversi, noi miliardi di abitanti sulla terra. Cosi numerosi. Tra questi, ci sono anche tante persone che non hanno bisogno di cambiare, vanno già bene cosi.
Bisognerebbe rinominare i post in cui sono inseriti questi video e usare un titolo di richiamo sincero, tipo:"Questo video potrebbe farti perdere del tempo".
Qualcuno potrebbe anche trovarlo appagante, ma almeno lo avete avvertito.

22 apr 2014

Una storia.

Voglio raccontarvi una storia.
Non è di quelle strappalacrime o quelle che fanno pensare con la morale alla fine. E' semplicemente una storia del cazzo.
Ho visto un uomo entrare in tabaccheria e, come resto per aver comprato la sua dose di fabbrica-fumo, prendeva un gratta e vinci. Quei biglietti dove gratti, gratti e gratti e non vinci mai. Soldi sprecati. Invece l'uomo, un Egiziano con qualche ora libera, strofina quello strato di vernice argentata, decifra quelle figure enigmatiche con la soluzione dietro il biglietto e scopre di aver perso. Nessuna sorpresa, una sfortuna programmata. I soldi del resto certo, potevano essere spesi meglio, come ad esempio, in una partita alle slot machine. Magari avrebbe vinto, anche se ci credo poco. La storia non si ferma qui. In tabaccheria entra un altro tizio, avrà sessant'anni, chiede un gratta e vinci. A lui non serve il resto delle sigarette per comprarlo. L'uomo strofina il biglietto sul bancone tenendolo con l'indice e il pollice, un'unghia affilata raschia via la pellicola d'oro. Un gesto perfezionato con tanto l'allenamento. La combinazione di figure e numeri che proviene dallo scavo è complessa e l'uomo la risolve senza girare il biglietto. Ha vinto e ha vinto una bella cifra. Una somma che non può riscattare dalla tabaccheria, neanche nelle casse di tutte le tabaccherie d'Italia possiedono un simile numero. L'anziano sorride, poi ride, poi sghignazza, quindi urla:"Ho vinto! Ho vinto!"
Non è più un uomo comune, ma un vincitore. Un volto da mettere vicino a un numero con tanti zeri.
Senza curarsi dei presenti, l'anziano sgambetta verso l'uscita della tabaccheria, più veloce di qualsiasi uomo sulla terra, più agile di qualsiasi altro sessantenne, quando l'egiziano lo ferma:" Tu no vai da nessuna parte!"- Gli dice con la voce invasa da un accento esotico.
"Io ho vinto!" - esclama l'uomo, oramai milionario.
Tu non vinto un casso" - dice l'egiziano -"Quel biglietto era mio". Quindi si avvicina al banco e punta un dito contro l'uomo dietro:"Tu sei uno stronzo, mi hai venduto un biglietto perdente"
Il tabaccaio è esterrefatto, il suo viso un enorme punto interrogativo.
"Io voglio biglietto vincente, comprato prima di te!"- Accusa l'egiziano ai danni del sessantenne, oramai ricco filantropo.
"Cosa? questo l'ho comprato e grattato io, è mio! Diglielo Fausto!" la difesa dell'anziano è inoppugnabile e Fausto sembra essere d'accordo:"Certo, mi ha comprato il biglietto dopo di te, il tuo era perdente, il suo è vincente. Cosi va la vita" - Il tabaccaio svela un animo filosofico.
"Fanculo voi vi conscete!" - l'Egiziano estrae dalla camicia una pistola, non è grande ma fa lo stesso il suo effetto. La punta verso il tabaccaio Fausto  -"Tu mi hai venduto biglietto perdente! Vero?"
Difficile essere sinceri nella vita di tutti i giorni, figuriamoci con una pistola puntata addosso -"No! Metti via quell'arma o chiamo i carabinieri!" - esclama Fausto con le mani alzate, anche se nessuno gli aveva imposto di alzarle. Un tacito comando ordinato dalla pistola.
"Tu no chiami un casso!" e puntando l'arma contro l'anziano, ordina - "Dammi tu biglietto! Damme ora!"
Il sessantenne guarda la pistola, sembrava vera, forse era finta. Perché rischiare? La vita è una sola. Aveva in tasca un biglietto da un fantastiliardo, in grado di donargli energia extra, per questo risponde con coraggio - "Leva quell'arma dalla mia vista o ti ammazzo" - La voce del sessantenne è una ricercata miscela tra quella di Batman, dei film di Nolan e Spongebob. Minacciosa ma divertente.
"Tu amazzi chi? io ho pistola! dammi biglietto!"
Fausto è terrorizzato, nella sua lunga vita da tabaccaio non aveva mai visto una scena simile, persino suo padre e il padre di suo padre. Tutti tabaccai. Il tempo sembrava essersi fermato oppure stava scorrendo più lentamente. Fatto sta che, all'improvviso, l'anziano alza un braccio fulmineo e disarma il marocchino, con l'altro braccio lo spinge via. Mentre l'egiziano cerca di riprendersi l'arma, il sessantenne raccoglie ogni sua forza e lo scaraventa a terra. Con furia, deposita le ginocchia sul suo petto e inizia a scaraventargli una sequenza di pugni.
In quel momento nel negozio entra un cavallo, ha indosso una sella rosa e due paraocchi inclinati verso l'esterno:"Una stecca di Malboro per favore, sono di fretta" - chiede.
L'ho detto io, che era una storia del cazzo.

15 apr 2014

Un pensionato entra in un caffè.

Un pensionato entra in un caffè, si chiama Giovanni, ha 83 anni e da tutti conosciuto come Gino.
Un passato di sacrifici, già a quindici anni a lavorare, prima come contadino, poi operaio, quindi soldato per difendere la patria e poi nuovamente contadino ridotto alla fame, dopo averla difesa. Ne aveva di cose da raccontare Gino ma seduto ogni giorno in quel bar anonimo e incastrato tra due palazzi, preferiva stare in silenzio.
E' un po' come la sua seconda casa e conosce il barista, un divorziato trentenne con tifoso di calcio e belle auto. Conosce anche il marocchino che, quotidianamente, infila cento euro dentro al videopoker, anche se non ha mai capito come si pronuncia il suo nome. Conosce anche quel suo coetaneo che prende sempre un bianchetto, alle 18 in punto, cascasse il mondo. Nessuno di loro è un suo amico ma gli tengono compagnia meglio della televisione nel suo salotto. Il più delle volte Gino se ne sta al suo tavolino all'aperto, quando il tempo lo permette, a guardare la gente che passa.
In quella giornata un sole timido riscaldava il giusto e Gino si è già seduto, sul tavolo un bicchiere di vino bianco, che consumerà a piccoli sorsi. Le persone anonime continuavano a passare, diverse e di ogni età. Qualcuna entra, succhia un caffè veloce e saluta dopo aver allungato una moneta. Quel bar certo non è molto accogliente, serve giusto come emergenza per l'astinenza da caffè. Un televisore vecchio e sporco sta appeso sulla parete e di solito trasmette qualche partita, con lo schermo cosi sporco da far cambiare i colori, cosi, quando gioca il Torino, sembra che giochi il Napoli. Nessuno ha mai chiesto di cambiare canale, perché la tv è appesa troppo in alto e viene male al collo a guardarla per più di qualche minuto.
Sembra la solita giornata, scandita dal calpestio dei passanti, quando davanti al bar si ferma un'autocisterna, di quelle grosse. Sembra che che contenga una riserva d'acqua per tutta l'Africa. Dai posti di guida scendono due uomini vestiti di bianco e si avvicinano al caffè.
Il barista esce curioso e, senza salutare gli domanda "Cosa fate qui?"
"C'è la fogna ingorgata, dobbiamo sturarla" - risponde qualcuno dei due, con la maschera bianca sul volto. difficile capire quale dei due parli.
"Proprio qui? mi bloccate la clientela" - come se ogni passante desiderasse ardentemente di provare il suo caffè.
"Il tombino è proprio davanti all'entrata" - indica uno degli uomini panna.
Ed eccolo li il tombino, è sempre stato li e nessuno ci ha fatto caso. Quante volte ci avrà camminato sopra Gino?.
I due tizi prendono un piede di porco dal retro della cisterna e armeggiano con il tombino, un strano odore proviene dall'abisso, una volta spalancato, i clienti del bar non ci fanno molto caso essendo abituati a peggio.
"Si, ok, però fate presto" - sbotta il barista prima di ritornare nel suo ruolo di mezzobusto.
Gino, dal suo posto in prima fila, vede uno de due uomini infilare un enorme tubo dentro l'apertura sulla strada, il tubo è collegato al retro della cisterna come una proboscide di un elefante. Ne infila qualche metro dentro con fatica, poi si gira verso il suo collega e gli ordina:
"Tony Fai partire "
Il furgone emette un profondo colpo di tosse e si mette in moto.  Dall'interno della cisterna iniziano a provenire strani rumori, per Gino sembrano due cuccioli che litigano, un coccodrillo che morde un barile, un treno che deraglia, ma per quei due uomini è tutto nella norma. Mentre uno guarda con attenzione il tombino, l'altro inginocchiato sventola la testa in un gesto di scoraggiamento.
"Non sta andando" - urla uno di questi, forse quello inginocchiato - "Dai più potenza, Tony!"
Tony gira dietro il furbone e maneggia qualche comando, il frastuono cambia in peggio e a Gino fanno pensare che anche all'inferno, darebbero fastidio.
"Sono quasi al massimo!" - Avverte cautelativamente Tony.
"Dai la massima potenza, tranquillo, non succede nulla, c'è il diametro..." - Urla l'altro uomo, quello che non si chiama Tony.
Invadono il quartiere fragori di cascate, tifoni e valanghe, anche sulla luna si potrebbero sentire. Tony preme un pulsante rosso, gira una manopola, tira una leva. Per Gino sembrano due Astronauti che vogliono far decollare il suo Bar.
Il tombino esplode improvvisamente e uno tsunami marrone avvolge i due uomini bianchi, schizza i curiosi fermi a guardare, e travolge Gino.
Una mareggiata marrone entra nel caffè, splash.
Gino seduto nel suo posto preferito è ricoperto dalla testa ai piedi di merda. Non sa cosa fare, se alzarsi e correre a casa per lavarsi, o rotolarsi per terra per levare la più grossa o insultare gli uomini color panna, diventati di cioccolata. Lui ne ha viste tante nella sua vita, ha vissuto la guerra, la fame e la povertà, il sacrificio, ma non era mai stato innaffiato da cosi tanta merda. Mentre in strada scoppia il caos, flemmatico getta uno sguardo dentro il suo bar. Il barista trentenne ha la bocca armata di insulti e bestemmie, le mani sui capelli, sul marrone andante. Innumerevoli stronzi galleggiano allegri dentro fanghiglia e acqua sporca che allagano la saletta interna. Sembra quasi migliorato, il suo bar.
Gino non sa ancora cosa fare e gli viene spontanea una risata, grassa e secca. Ride e ride ancora.
Anche se ricoperto di merda è assurdo come non si sia mai divertito cosi, prima d'ora.

10 apr 2014

Il Protagonista sei Tu!

Guardo poca Tv. Non perchè mi disgusti particolarmente; preferisco passare il tempo su internet che a fare zapping, lo trovo più stimolante e oramai non sono più abituato ai ritmi televisivi, alle pubblicità che interrompono qualsiasi cosa, ai quiz televisivi che fanno domande generiche a concorrenti generici e ai reality. C'è un format in particolare che fatico a digerire, adottato dai canali televisivi più seguiti; Il talent-show.
Lo presentano come un trampolino di lancio per quelle persone dotate a livello musicale o che hanno qualche particolarità ritenuta eccezionale, sinceramente non so quali meccanismi facciano girare questo circo e non mi interessano, quello che è inguardabile è la dinamica di come sono gestite le esibizioni. Non è una telecamera fissa che inquadra il nuovo talento, ma una sequenza di inquadrature, modello videoclip dei Prodigy che passano su tutto quello che avviene nello studio;  I giudici che guardano l'esibizione, il pubblico che guarda l'esibizione, i co-presentatori che guardano l'esibizione, le soubrette che guardano l'esibizione, i parenti del concorrente che guardano l'esibizione, gli addetti alle pulizie dello studio che guardano l'esibizione, quando l'esibizione piacerebbe VEDERLA ANCHE A ME, CAZZO!. Una frenetica sequenza di sguardi stupiti, schifati, pubblico scatenato, urla di acclamazione, semplici deliri che cercano di dare enfasi a un'esibizione che risulta, alla fine di questo frenetico cambio piano, un trip di LSD e barbiturici. Entra il mago principiante, fa numeri come un professionista e sulla parte più interessante del numero, cioè quando si dovrebbe vedere estrarre dal suo cappello un Range Rover, la telecamera passa al volto del conduttore che cercherà, nel suo repertorio di facce, quella più stupita. E il Range Rover che esce dalla tasca ce lo siamo persi.
Non sono da meno quei talenti inaspettati che arrivano sul palco, subiscono due domande dai giudici, e poi dalle loro ugole fuoriesce una voce senza tempo degna della lirica, dell'opera, di un bel disco già inciso. Ascoltare un suono cosi divino in una simile donna, in un simile uomo, neanche tanto belli da vedere, usciti da una vita normale, con un lavoro normale, spesso umile viene acclamato come un miracolo, un'apparizione Mariana. Forse è questo che vogliono insegnare questi reality; che le persone goffe e normali possono avere una bella voce?
Non bastava Sanremo per questo?

6 apr 2014

Il Bambino Pennerello

“C'era una volta, in un paese lontanissimo, un bambino di una stupidità senza confini, non per via della sua innocente età ,ma perché nato proprio cosi: stupido. Si chiamava:”Pennerello” e tutti in città evitavano di nominarlo, per non rischiare di chiamarlo e subire qualche domanda, tra le più stupide al mondo.
Un giorno, giocando nel bosco con una sostanza marrone trovata per caso per terra, incontrò un altro bambino che passeggiava, guardando in alto con sguardo vigile e attento.
“Chi sei?” - chiese Pennerello alzandosi e avvicinandosi al nuovo arrivato.
“Mi chiamo Binietto e sto osservando gli uccelli”
“Ma se gli uccelli volavo, come fai a guardarli?” - domandò, stupito, Pennerello.
“Non volano sempre, a volte si posano sui rami degli alberi e io, con questo cannocchiale, posso guardarli e studiarli” - spiegò mostrando con orgoglio un enorme binocolo appeso al collo.
“Cosa c'è da studiare dagli uccelli?, sai già che volano!”
“Quello lo sanno tutti, a me piace osservarli nel loro ambiente, ammirare le varie specie e i loro comportamenti”
“Mio padre va a caccia, se vuoi posso farmi dare uno dei suoi uccelli, cosi puoi studiarli da vicino.”
“Preferisco osservarli da vivi, piuttosto che bucati dal fucile di tuo padre”
“Posso venire anche io assieme a te? Io con questo Pongo mi sto annoiando”
“Certo, vieni pure, però prima lavati le mani” - Binietto era un bambino intelligente ma non poteva sospettare quali disavventure potessero capitargli in compagnia di quello strano bambino.
“Mi farai usare il binocolo?” - chiese subito Pennerello dopo che i due si erano inoltrati di qualche passo, attraverso il bosco.
“Questo è uno strumento delicatissimo, basta poco per rovinarlo”
“Giuro che non te lo rompo!”
“Mi spiace, ma ci tengo parecchio!” - Sbottò Binietto accarezzando il binocolo con avidità.
“Se me lo fai usare, io ti faccio giocare con il mio Pongo!”
“A parte che non è Pongo, comunque preferisco studiare gli uccelli”.
Dopo aver spostato due rami e attraversato qualche metro di foresta, da sopra un ramo si posò un volatile dai colori favillanti, con una forma regale e minuta, sembrava una creatura svolazzata giù dal paradiso.
“Guarda!”- esclamò nella maniera più discreta possibile, il giovane ornitologo puntando con il dito lo spettacolare animale - “E' stupendo!”
Pennerello, inesperto di uccelli cosi come di ogni altra cosa inclusa nell'universo, guardo l'animale con disinteresse e disse:
"Mi fa schifo.”
Nel sentire quell'apprezzamento poco educato, l'uccello scese dal ramo in forma di sfera luminescente e si tramutò in una donna dal vestito nero lacero e il volto schiaffeggiato da due secoli di vita.
“Ragazzino impertinente! Sono la Strega del bosco!” - Strillò la vecchia stringendo i pugni delle sue mani scheletriche.
I bambini iniziarono a tremare.
“Mi hai offesa! Ero in giro nella foresta per cercare cibo e adesso voglio mangiare te" - Un dito nodoso e affilato indicò Pennerello - "Anche se sei piccolo e magro, il sapore della mia vendetta renderà il piatto ancora più saporito!”
“Non ho fatto nulla!” - affermò Pennerello, divenuto pallido - “Lo giuro sui miei genitori!”
“Hai detto che faccio schifo!” - sbottò la strega prendendo il bambino per la camicia, era anziana ma aveva abbastanza forza per sollevarlo. Quando Pennereello tentò di liberarsi dalla presa, un'odore mefitico salì fino alle narici della strega, disgustata lasciò la presa immediatamente.
“Piccola peste! Puzzi come una landa di fogne! Non mangerò mai un bambino cosi puzzolente! Sciò!, fila via schifosissima creatura!” - cercava inutilmente di tapparsi le narici per tenere lontano l'odore - “Visto che sono già qui, prenderò l'altro bambino, che mi sembra più in carne”
“Ma come?, io con lei son stato tanto gentile, ho apprezzato la sua forma di uccello, cosi regale e stupendo” - Biascicò Binietto tra le lacrime, inginocchiandosi di fronte al suo inevitabile fato.
“Dolci parole che renderanno il mio piatto ancora più appetitoso! E ora su!” - prese il piccolo per il bavero e lo trascinò verso di se.
“Aiutooo! Aiutoooo! Pennerello fai qualcosa te ne prego!” - gridò Binietto con tutto il fiato che aveva in corpo, che in quel momento era ben poco.
Pennerello, guardò la vecchia trasformata in aquila portare via da qualche parte quel povero bambino in lacrime. Sembravano già molto, molto, molto lontani, eppure quella vecchia non sembrava cosi veloce, come uccello.
“L'avevo detto che mi faceva schifo!”. - Disse Pennerello guardando la strega, attraverso il binocolo, tenuto al contrario.
Morale Non Ufficiale:
"Quando un ignorante provoca un casino a rimetterci sono sempre gli altri"