20 gen 2008

Io sono Leggenda, recensione:




Trama
New York 2009; una scienziata annuncia in diretta TV, all'interno di una trasmissione delle cinque del mattino, di punto in bianco di aver trovato una cura per il cancro e di averla sottoposta a dei pazienti, senza che l'intera nazione mondiale ne fosse a conoscenza.
"Quanti di quei pazienti sono guariti?" domanda la conduttrice stupefatta.
"Tutti a parte uno che poi aveva solo un raffreddore ed è morto di catarro." risponde la ricercatrice, inquadrata dal collo in su.
"Ma non c'è nessun tipo di controindicazione? tutto è filato liscio come l'olio?"
"Vai tranquillo, che è una figata".
Scena dopo; la città deserta, auto abbandonate da tutte le parti, tutti i ponti distrutti, semafori sempre rossi e supermercati senza scorte di Nutella. Una fuoriserie, schizza tra le vie finalmente senza traffico, con a bordo il protagonista del film:"Robert Neville" e il suo Pastore Tedesco; il commissario Rex.
Mentre affronta un incrocio ai tremila allora, la macchina si imbatte in un insolito gruppo di cervi, li insegue per qualche chilometro, mentre zampettano qui e la tra le vie del centro, poi parcheggia l'auto in uno dei milioni di parcheggi liberi e prosegue con il cane a piedi, imbracciando un fucile da cecchino.
Arriva a una radura composta da un multiplex e un bar con il gazebo sotto una sopraelevata ma la sua preda gli viene portata vai da una famiglia di Leoni, anche loro in centro per fare due compere. Robert capisce che non è il caso di insistere, si congeda dai felini con un inchino e torna a casa con la coda del cane tra le gambe. L'ambientazione è inquietante, insolitamente silenziosa, priva di qualsiasi rumore di sottofondo, anche il bambino che piange o i cellulari che squillano, nulla di tutto questo, solo silenzio e quelli della primafila che bisbigliano. L'uomo entra in casa, benedice l'entrata con una sostanza sconosciuta e prepara la cena per lui e per il cane, che poi non è vero che si chiama Rex, perchè è una femmina, il suo nome è Lessie.
Scende l'oscurità e robert chiude tutti gli infissi con pesanti serrande e va a dormire nella vasca da bagno assieme al cane, la città si anima di strani urli, suoni orribili e versi provenienti da chissà dove che, rispetto alla New York odierna non cambia nulla, quello che tormenta il protagonista, infatti, sono i ricordi che si presentano in un opportuno flash back, dove si scopre che lui è un Colonnello dell'esercito, incaricato a osservare e forse a contenere un virus, che si è propagato a seguito di quella cura per il cancro, inventato dalla donna vista nella scena iniziale. L'evento è catastrofico e colossale, e il male si è diffuso per via aerea in tutta l'isola senza lasciare scampo. Il Colonnello porta la moglie e la figlia, più lontano possibile dal contagio ma sul più bello, finisce il ricordo ed è di nuovo mattina. Gli uccelli cinguettano allegri, Robert allena il suo robusto fisico, fa colazione e scende in cantina, dove ogni giorno fa esperimenti su ratti contaminati, tenendo un diario multimediale ospitato in hardisk in raid e con una serie di strumentazione all'avanguardia che farebbero svenire anche i guru della medicina moderna. Non solo è un colonnello dell'esercito, ma è anche scienziato, medico e drammaturgo, e può anche ascoltare la musica di Bob Marley a tutto volume senza che i vicini lo minaccino di morte, essendo l'unico abitante vivo della zona. Scopre che un ratto, invece di sclerare come gli altri affetti dalla stessa patologia, si muove guardingo dentro la sua gabbietta desideroso di cibo e una topa. Soddisfatto del risultato, il Colonnello decide di testarlo su una cavia umana, quindi imbraccia il suo fucile e esce a caccia. Mentre insegue il solito cervo, il cane gli si infila dentro un'antro buio, l'uomo insegue la bestia trasportando lo spettatore in uno stato di inquietudine, aspettandosi il solito spaventoso BU! da un momento all'altro, e il colpo apopolettico arriva, il cane non vuole andare via da quel posto perché è spaventato, la luce del fucile inquadra una figura umana, priva di pelle e fatta interamente al computer, dopo un attimo di esitazione e qualche urla, Robert gli spara e assieme a Lessie fugge veloce, inseguito da una ventina di questi esseri, mentre uno di questi gli si attacca alle spalle, lui si lancia dalla finestra finendo in strada, al sole, quando si rialza, il contagiato è bello che fritto, bruciacchiato dai raggi solari, mentre i suoi compagni gli urlano dall'alto:"Sceeeemoo sceeeeeemooo!".
Scoperta la tana di questi mostri, Robert si inventa una trappola per catturarne uno vivo, prende il suo sangue, lo mette dentro una gabbietta aperta con un legretto e aspetta. Dopo qualche secondo la trappola scatta e lui si trasporta a casa la sua cavia, la posiziona sul lettino e inizia a iniettargli il preparato che, per motivi legate a tempi cinematografici, agisce dopo pochi secondi senza nessun effetto, a parte il colpo BU! apoplettico per li spettatori.
Il giorno dopo, Robert gira come al solito per la città in cerca di cervi, quando intravede un suo manichino, nudo, sdraiato, intuendolo che sia stato stuprato dalle creature della notte, si avvicina per soccorrerlo, quando cade in una trappola simile alla sua del giorno prima, il legnetto cede e la gabbietta gli cade addosso,o intrappolandolo sino al tramonto, quando gli ultimi raggi del sole cedono il posto all'oscurità, da un pertugio di un palazzo sbuca fuori uno di quegli esseri, arrabbiato oltremodo contro di lui. Gli aizza contro due cani che festosamente giocano con Lessie e lo portano via promettendogli più fortuna a Hollywood, Robert torna a casa depresso e solo come un cane lasciato solo dal suo cane. passa una notte malinconica e idonea per fare da scenario a uno degli ultimi flashback. In questo, lui con il suo mezzo sta per arrivare al porto, ma la moglie vede un negozio con la roba in Saldo e vuole assolutamente scendere, Robert tenta di impedirlo ma la donna riesce ugualmente nell'intento, portandosi via la figlia per fargli provare alcuni vestitini alla moda, a poco prezzo e lasciandogli il pastore tedesco, ancora cucciolo, dicendogli:"Caro, arrivo subito guardo solo due cose". Non le vedrà più.
Senza più il suo compagno e con il manichino rovinato dai contagiati, l'uomo vuole farla finita e in un impeto di foga, prende il SUV e gli fa il pieno, quando il serbatoio è pieno è notte e spuntano le creature, l'uomo ne investe una decina, ma quando sta per cadere vittima del contaminato più grosso, arriva un'inaspettato aiuto, persino in sala alcuni esclamano:"E mo, chi cazzo è questa?"
La risposta si rivela nei minuti successivi; è una ragazza con il figlio che, da soli, si sono fatti migliaia di chilometri per raggiungere un ipotetico avamposto di sopravvissuti a nord, perché avevano finito la birra. Robert è pessimista, non crede che ci siano ancora barili pieni di birra, perché non solo i contagiati vivono per lappare il sangue dei vivi, ma non trovando altro si sono dati all'alcolismo già da tempo. Lei non vuole crederci e cerca di invitare Robert nella suo viaggio, ma non ne vuole sapere, lui è li per trovare una cura alla malattia e non se ne vuole andare.
"Sei il solito pantofolaio!" - esclama la ragazza abbracciando il figlio.
Nel mentre viene notte e un branco di contagiati si avvicina all'abitazione:
"Mi hanno trovato! come hanno fatto?" - chiede un preoccupato Rober alla nuova arrivata.
"Hai lasciato le luci accese del Cheyenne" - risponde lei indicando il mezzo in mezzo alla strada, luminoso come la pista di atterraggio dell'Air Force One.
Mentre le creature avanzano veloci, Robert prepara i dispositivi di difesa della sua casa, attiva l'innaffiatore automatico del prato, spara due nani da giardino con il cannone, fa piovere acido dalla grondaia, accende i faretti e fa detonare alcuni petardi nascosti sottoterra sollevando la casa di un metro, ma non servono a ostacolare l'avanzata dei contaminati che, con facilità entrano in casa e gli saltano sul divano pulito, alla visione di questa scena apocalittica, il Colonnello ne uccide alcuni, poi prende la donna e il suo bambino e li trascina in cantina dove scopre che il preparato che stava testando, inizia a funzionare. Motivato da alcuni simboli, dai sillogismi e dalle anfetamine assunte il mattino, dice a lei di salvarsi infilandola in un tunnel del carbone che si vede anche in altri film come:"Sign", quindi prende una granata che teneva nascosta nel cassetto delle flebo (che uomo disordinato) e si fa esplodere assieme agli ultimi contaminati, mentre in sala alcuni ragazzi esclamano:"Che morte da stronzo".

Critica:
La pellicola presenta alcuni motivi per i quali è davvero difficile staccarsi dalla poltrona, anche solo per limonare con la ragazza che abbiamo vicino, l'atmosfera residente è nello stesso tempo inquietante, triste ma affascinante. Anche se molti minuti di silenzio si potevano risparmiare, la performance di Will Smith è più che soddisfacente, appare più anziano e con un'aria malinconica in volto, ostile che assurge a un ruolo più profondo, radicato nella risoluzione delle sue azioni che, spesso, prevaricano il buon senso a favore della scienza e di un'unica, assoluta, speranza verso un futuro dove l'umanità può tornare ad essere come è sempre stata: Una massa di fornicatori che ogni tanto bestemmiano. In sostanza, Io sono Leggenda è un titolo forte che può piacere solo a chi è abituato a fare del pessimismo come arma di difesa, tipo i Liguri o le persone che non vengono invitate ai compleanni. Solo i titoli finali possono permetterci, finalmente di rilassarci, continuanto a limonare con la tipa accanto, anche scoprendo a luci accese, che non è la nostra ragazza, ma che comunque vale lo stesso la pena di scarbiarsi liquidi. Alla prossima recensione e state lontani dall'oscurità.

9 gen 2008

Poesia per il nuovo anno.

Colori eccelsi
si alzano in alto
fumi di ogni genere
spargono il loro odore
nell'aria festosa
la gente scansa veloce
il veloce brusio
grida di allegria
esultano forti
un vento feroce
porta lontano
i ricordi del giorno
che tempo fa è nato
la debole luce
che lontano si accende
porta l'attesa di un evento
interminabile
Vaffanculo il Rambo 31 ha fatto cilecca
e pensare che l'ho pagato 5 euro
cazzo!

5 gen 2008

Anno Nuovo...

...e nuova veste grafica! ero stufo della vecchia tabulazione che, oltre a non riempire tutto lo spazio disponibile nella pagina, non mi permetteva la corretta visualizzazione delle mie incredibili foto. (nel senso che, non ci crede nessuno che siano foto). Cosi mi sono armato di pazienza e mouse e ho modificato completamente (alla buonora) l'intero stile della pagina. Ora sono parzialmente soddisfatto, devo ancora concentrarmi sui colori, che non mi stimolano molto, pensavo per lo sfondo a una tinta pastello sul marrone e come caratteri un bel verde semolino. Anche il titolo è stato completamente restaurato, in digitale, utilizzando i servizi di questo utile sito dopo averlo ricercato, per secondi, digitando parole a casaccio nel solito motore di ricerca (non faccio il nome perché è già ampiamente pubblicizzato in questo blog). Compiuta questa ennesima fatica è tempo che mi dedichi a cose più serie, una disciplina tipo il footing; lo streaming.
A domani.

4 gen 2008

non arriva mai, ma quando arriva...

Quest'oggi ho avuto qualche problemino con la neve; abito in un paesino quasi in montagna (collina diciamo) e non mi sono mai preoccupato di comprare le catene da macchina, quindi oggi sono stato bloccato qui. Ne ho approfittato per ripulire la zona da alcuni alieni vermoidi che abitano il sottosuolo innevato. Allego foto.


Il personaggio e l'alieno in primo piano sono veri, il resto è finto. Speriamo che domani (cioè adeso), la situazione migliori, sto finendo i proiettili...

2 gen 2008

Anno Nuovo...

...e mi sono nuovamente dimenticato di salutare su questo Blog la fine dell'anno passato (un 2007 degno di un riassunto che, prima o poi, farò) e l'inizio di quello successivo. Che, spero, sia pregno di novità positive, situazioni allegre e scene d'intermezzo divertenti. La salute prima di tutto, come disse il saggio prima di tossire. Per oggi vi saluto, ho in cantiere alcuni progetti che voglio portare a termine, ma prima vado in letargo qualche mese, giusto per superare il freddo di questi giorni.
Bb.