15 apr 2014

Un pensionato entra in un caffè.

Un pensionato entra in un caffè, si chiama Giovanni, ha 83 anni e da tutti conosciuto come Gino.
Un passato di sacrifici, già a quindici anni a lavorare, prima come contadino, poi operaio, quindi soldato per difendere la patria e poi nuovamente contadino ridotto alla fame, dopo averla difesa. Ne aveva di cose da raccontare Gino ma seduto ogni giorno in quel bar anonimo e incastrato tra due palazzi, preferiva stare in silenzio.
E' un po' come la sua seconda casa e conosce il barista, un divorziato trentenne con tifoso di calcio e belle auto. Conosce anche il marocchino che, quotidianamente, infila cento euro dentro al videopoker, anche se non ha mai capito come si pronuncia il suo nome. Conosce anche quel suo coetaneo che prende sempre un bianchetto, alle 18 in punto, cascasse il mondo. Nessuno di loro è un suo amico ma gli tengono compagnia meglio della televisione nel suo salotto. Il più delle volte Gino se ne sta al suo tavolino all'aperto, quando il tempo lo permette, a guardare la gente che passa.
In quella giornata un sole timido riscaldava il giusto e Gino si è già seduto, sul tavolo un bicchiere di vino bianco, che consumerà a piccoli sorsi. Le persone anonime continuavano a passare, diverse e di ogni età. Qualcuna entra, succhia un caffè veloce e saluta dopo aver allungato una moneta. Quel bar certo non è molto accogliente, serve giusto come emergenza per l'astinenza da caffè. Un televisore vecchio e sporco sta appeso sulla parete e di solito trasmette qualche partita, con lo schermo cosi sporco da far cambiare i colori, cosi, quando gioca il Torino, sembra che giochi il Napoli. Nessuno ha mai chiesto di cambiare canale, perché la tv è appesa troppo in alto e viene male al collo a guardarla per più di qualche minuto.
Sembra la solita giornata, scandita dal calpestio dei passanti, quando davanti al bar si ferma un'autocisterna, di quelle grosse. Sembra che che contenga una riserva d'acqua per tutta l'Africa. Dai posti di guida scendono due uomini vestiti di bianco e si avvicinano al caffè.
Il barista esce curioso e, senza salutare gli domanda "Cosa fate qui?"
"C'è la fogna ingorgata, dobbiamo sturarla" - risponde qualcuno dei due, con la maschera bianca sul volto. difficile capire quale dei due parli.
"Proprio qui? mi bloccate la clientela" - come se ogni passante desiderasse ardentemente di provare il suo caffè.
"Il tombino è proprio davanti all'entrata" - indica uno degli uomini panna.
Ed eccolo li il tombino, è sempre stato li e nessuno ci ha fatto caso. Quante volte ci avrà camminato sopra Gino?.
I due tizi prendono un piede di porco dal retro della cisterna e armeggiano con il tombino, un strano odore proviene dall'abisso, una volta spalancato, i clienti del bar non ci fanno molto caso essendo abituati a peggio.
"Si, ok, però fate presto" - sbotta il barista prima di ritornare nel suo ruolo di mezzobusto.
Gino, dal suo posto in prima fila, vede uno de due uomini infilare un enorme tubo dentro l'apertura sulla strada, il tubo è collegato al retro della cisterna come una proboscide di un elefante. Ne infila qualche metro dentro con fatica, poi si gira verso il suo collega e gli ordina:
"Tony Fai partire "
Il furgone emette un profondo colpo di tosse e si mette in moto.  Dall'interno della cisterna iniziano a provenire strani rumori, per Gino sembrano due cuccioli che litigano, un coccodrillo che morde un barile, un treno che deraglia, ma per quei due uomini è tutto nella norma. Mentre uno guarda con attenzione il tombino, l'altro inginocchiato sventola la testa in un gesto di scoraggiamento.
"Non sta andando" - urla uno di questi, forse quello inginocchiato - "Dai più potenza, Tony!"
Tony gira dietro il furbone e maneggia qualche comando, il frastuono cambia in peggio e a Gino fanno pensare che anche all'inferno, darebbero fastidio.
"Sono quasi al massimo!" - Avverte cautelativamente Tony.
"Dai la massima potenza, tranquillo, non succede nulla, c'è il diametro..." - Urla l'altro uomo, quello che non si chiama Tony.
Invadono il quartiere fragori di cascate, tifoni e valanghe, anche sulla luna si potrebbero sentire. Tony preme un pulsante rosso, gira una manopola, tira una leva. Per Gino sembrano due Astronauti che vogliono far decollare il suo Bar.
Il tombino esplode improvvisamente e uno tsunami marrone avvolge i due uomini bianchi, schizza i curiosi fermi a guardare, e travolge Gino.
Una mareggiata marrone entra nel caffè, splash.
Gino seduto nel suo posto preferito è ricoperto dalla testa ai piedi di merda. Non sa cosa fare, se alzarsi e correre a casa per lavarsi, o rotolarsi per terra per levare la più grossa o insultare gli uomini color panna, diventati di cioccolata. Lui ne ha viste tante nella sua vita, ha vissuto la guerra, la fame e la povertà, il sacrificio, ma non era mai stato innaffiato da cosi tanta merda. Mentre in strada scoppia il caos, flemmatico getta uno sguardo dentro il suo bar. Il barista trentenne ha la bocca armata di insulti e bestemmie, le mani sui capelli, sul marrone andante. Innumerevoli stronzi galleggiano allegri dentro fanghiglia e acqua sporca che allagano la saletta interna. Sembra quasi migliorato, il suo bar.
Gino non sa ancora cosa fare e gli viene spontanea una risata, grassa e secca. Ride e ride ancora.
Anche se ricoperto di merda è assurdo come non si sia mai divertito cosi, prima d'ora.

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