12 giu 2014

Non siamo soli.


Certi racconti possono sembrare assurdi e si se leggono in maniera razionale portano a conclusioni scontate, entrano nel nostro immaginario come una mosca entra nella nostra camera, ci gira attorno, si appoggia sulle nostre braccia e inizia a darci fastidio, qualcuno la scaccia con la mano, qualcun'altro usa lo schiaccia mosche, altri fanno stragi con la gabbia elettrica posizionata sadicamente davanti alla finestra. Ogni tanto però, quella mosca, torna a farci visita.
A me è tornata in forma di Piscine Molitor Patel sopravvissuto a un naufragio, sopra una barca in compagnia di una tigre. Nessuno potrà mai credere a una storia cosi fantasiosa, anche nel film, questa vicenda viene messa in discussione dagli agenti della compagnia assicuratrice della nave affondata. Possiamo considerarla una metafora a me, invece, piace pensarla come un ottima interpretazione di come l'uomo (e la donna, suvvia era scontato) affronti la realtà e di come si sia evoluto.
Su quella minuscola nave, Pi affronta la Tigre del Bengala, chiamata Richard Parker (se volete sapere il perché questo singolare nome, non vi rimane che guardare il film o leggere il libro) per sopravvivere e per lo stesso motivo è costretto a conviverci procacciandole del cibo, cosciente del fatto che, il felino affamato non avrebbe perso tempo per papparselo. La fortuna del ragazzo è che la convivenza con la Tigre, termina quando tocca la terra ferma, lasciandolo solo con la gioia di essere sopravvissuto e la tristezza di aver perso l'unico un compagno di viaggio che, a sua insaputa, lo ha aiutato a restare in vita.
Il resto dell'umanità, invece, deve fare i conti con Richard Parker per tutta la vita. Quell'animale istintivo e imprevedibile dimora nel nostro animo, da qualche parte, chiuso in qualche gabbia, silenzioso. Non possiamo percepirlo e la sicurezza che ci siamo creati nelle nostre case, ci fa credere al sicuro da una simile bestia. Non è così. Una presenza passiva che alcune volte giace senza manifestarsi. Magari è in grado di dormire per anni, passa le sue giornate a lavarsi con possenti linguate sul suo mantello a striscie. Ogni tanto potete sentire un suono profondo e rotondo provenire da qualche profondità, è lei che sta facendo le fusa. Se nutrito e ben curato, un felino come ogni altro animale, vive nel suo ambiente in armonia. Tuttavia ogni tanto Richard Parker esce dalla sua tana, rosicchia le barre della sua gabbia e fugge. Non importa su cosa e non importa su chi. Si sfoga con furia cieca. Qualsiasi altra emozione si fa da parte per farla passare, quando si scatena ha priorità su tutto.
Esattamente come ha fatto Pi, anche noi dobbiamo conoscerla meglio, non per controllarla, ma per addestrarla.
A conti fatti non è altro che un enorme gatto e possiamo dormirci assieme, condividendo con lui un beato sonno.
 
 
Seguirà recensione pseudoseria del film di Ang Lee.

Nessun commento: