2 feb 2014

The Wolf of Wallstreet

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Quando una vita è fuori dal comune e non rispecchia la normalità a cui siamo abituati nel quotidiano è buona prassi tradurla in una biografia, in genere si manleva la responsabilità a uno scrittore professionista ma, in questo caso, è Jordan Belfort lo stesso protagonista della vicenda a descrivere il suo turbolento passato in un libro:"The Wolf of Wallstreet" dove confessa in maniera diretta, sincera e autocritica la sua sfolgorante carriera, i fallimenti della borsa e i successi della sua attività; una piccola società di broker cresciuta con amici e conoscenti che in pochi anni è cresciuta cosi tanto da raggiungere i 1000 dipendenti. Con mezzi non molto legali.
Una vita di eccessi votata completamente alla droga, al denaro e alla sua acquisizione, in poco tempo e in quantità sempre più elevate. Non era tanto l'idea di essere ricchi, ma di diventare ricchissimi, potenti. Una vicenda che stupisce per quanto sia stata cosi velocemente fulgida, ma per i suoi dettagli che rivelano quanto fosse trasgressiva e deviata la conduzione di vita di Belfort e colleghi.
Martin Scorsese ha saputo tradurre il libro in una commedia immediata, dipingendo i personaggi di una ironia irresistibile e traducendo il rapporto con la droga in modo accusatorio e volutamente esagerato. Le due ore abbondanti della pellicola scorrono con piacevolezza, anche in quei momenti in cui i contorti meccanismi della borsa vengono spiegati da una narrazione leggera e da un Di Caprio che spesso e volentieri, rompe la quarta parete per parlare a noi spettatori.
I bassi e gli alti del passato di Belford sono sempre sottolineati da uno stile unico che Scorsese lega in ogni dettaglio della trama. Vera o inventata, la storia diverte, intrattiene , stupisce, disgusta, incuriosire. Ecco un esempio pratico e alla portata di tutti, di come dovrebbe essere un film biografico.
Anche se il film è vietato ai minori di 14 anni, lo spettatore comune oramai (o per fortuna?) è abituato a vedere scene anche più esplicite di quelle contenute di The Wolf of Wallstreet, grazie alla televisione. Forse per questo motivo, sesso e droga non sono un contenuto costante e imperante del film; legano eventi, sfilano veloci per risolvere un ciclo di narrazione, accentuano un momento drammatico, esaltano un momento comico, ma non camminano mai a pari passo con la storia.
Certo la vita di Belfort, penso come ognuno di voi, ha avuto modo di stupirmi, già sulla lettura del suo libro. Come può un uomo essere ancora vivo, dopo aver consumato tutta quella serie di farmaci e droghe? Penso sia una domanda che si siano fatti tutti.  L'autore, forse, ha esagerato nel raccontare la sua dipendenza, magari per fare numero o per dare un pò di pepe al tutto o forse ha avuto fortuna. Truffa e riciclaggio di denaro in questo caso, sono stati gestiti da persone che, alla fine dei conti, non erano all'altezza della situazione, troppo esaltati dalla loro condizione e dalle droghe, non è colpa della superbia se il sogno di Belford è finito; ma per l'assoluta mancanza di buon senso. Buon senso e prudenza che suo padre ha provato, più volte, di inculcargli. Altrimenti, nulla mi vieta di pensare che con una gestione delle scelte più accorta, lo stesso uomo sarebbe ancora nello stesso posto a continuare a fare miliardi su miliardi, fino al giorno in cui lo porta all'altro mondo qualche droga o qualche donna.
O forse morire di vecchiaia, la vita è strana.
Voto: 8

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