18 feb 2022

Il Pacco Funesto


Mi dirigo all'ufficio Postale senza molti pensieri.
Con me ho una scotola perfettamente cubica, prossima per essere spedita.
L'ufficio è poco trafficato quel giorno, quando entro ci sono un paio di anziani davanti agli sportelli, uno sta prendendo parte della sue pensione, l'altro sta cercando di dettare all'impiegata il suo codice fiscale che, secondo lui, ricorda perfettamente a memoria.

Appena entro nella sala con l'ingombrante pacco, tuti gli occhi vengono puntati verso di me, dietro il vetro che separa i comuni mortali dai lavoratori, una signora mi guarda come se avessi dichiarato loro guerra.

Non appena uno degli anziani confessa, finalmente, il suo codice fiscale esatto, mi avvicino al primo sportello libero.
"Salve." saluto cortesemente
"Che cazzo è quel coso?" - dice la simpatica operatrice, indicando l'involucro con il suo dito nodoso e addobbato di un ingombrante anello.
"Sono qui per questo." e indico il pacco.
"Che minchia continente?" allarmata da chissà quale che sia dentro.
"E' un componente di elettronica…" rispondo con titubanza.
"Che cosa ci vuole fare?" - E' evidente quanto l'intero ecosistema della Posta si stia ammalando a causa della presenza di quell'infernale oggetto.
"Mi piacerebbe spedirlo, grazie" - chiedo, cercando di sorridere.
I suoi occhi osservano nuovamente l'oggetto, si ingrandiscono fino a assumere una poco rassicurante forma di ostilità, poi passano sul monitor del suo computer che trasmette 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, una pagina blu acceso, che ha coinvolto la salute dello schermo tanto che è visibile anche da spento.

Dopo aver preso un lungo respiro, la Guardiana dei Pacchi mi tempesta di domande:
"Ma lei lo sa che il pacco, per essere spedito correttamente, deve essere sigillato attraverso la declamazione di versi arcani?
Deve essere stagno, a prova di tsunami?
Deve avere un colore uniforme che somiglia al marrone sabbia numero #C6A664?
Non può può avere una temperatura intena superiore a 48,4° e una temperatura interna inferiore a ?
Non deve contenere bovini, equini e animali esotici?
Deve possedere tutti gli angoli armonizzati, per non ferire gli operatori?
Deve avere il nome del destinatario e del mittente, scritti con l'inchiostro neon lampeggiante?

Guardo l'operatrice senza sorpresa e le dico: "Si, ne sono al corrente."
Il mio pacco è perfetto e ha tutte le credenziali per essere spedito; è talmente amabile che ha vinto il premio della Scatola più Bella d'Italia nel mese di Luglio.
L'operatrice grugnisce e mi passa un folio da sotto il vetro, indicandomi: "Prima deve compilare questo foglio di accompagnamento che…"
"Già fatto!" la anticipo, ho spedito numerosi pacchi nel corso della vita, uno addirittura nella lontana America, quando ho sperato che la giovane destinataria dall'enorme seno, tornasse in Italia.
"Allora, mi passi quel coso" mi ordina guardando con disprezzo il pacco di Satana.
Infilo la mia amata scatola all'interno di un abitacolo che tramite un gioco di carrucole e corde, ruota e passa finalmente il pacco nella mani della commessa che, raccoglie il fardello e lo poggia rumorosamente su una bilancia medioevale.
La donna raggiunge il computer, si siede una sedia traballante e quando le sue lenti degli occhiali si inondano di blu, digita i dati di destinazione usando solamente il dito addobbato di anelli, alla velocità con cui crescono le Stalattiti.

TIK

TIK

TIK

Per alcuni minuti è l'unico rumore presente in sala; sembra una di quelle scene dei film horror, dove lo spietato omicida è nascosto da qualche parte, per colpire alla spalle la sua vittima con una spada a due mani.

L'ultima sillaba dell'ultima parola viene premuta fortissimo, con violenza, come se volesse spaccare il computer e informarmi: "Mi spiace, ho il terminale rotto, torni il prossimo anno" e invece no, il computer continua tranquillamente a emettere quel delizioso colore blu.
"E' proprio sicuro di spedirlo?" mi chiede cercando di dissuadermi nel fare quel gesto cosi sconsiderato.
"Devo ricevere un rimborso per quell'oggetto, l'ho ordinato per sbaglio" rispondo con una punta di vergogna.
"Non potevi stare più attento, eh?" Lei mi rimprovera come se fosse Schwarzenegger che mi ha beccato fumare il suo sigaro, di nascosto.
"La prossima volta starò più attento, scusi."
"Che non capiti mai più!" - esclama, sperando di non gestire più pacchi in spedizione, nel corso della sua splendida carriera.
Sbuffi e imprecazioni passano prima che arrivi un foglio stampato, la signora raggiunge la bilancia e legge il peso guardando la differenza di contrappeso del piatto all'altra estremità.
"Sono 140 chili"
"Signora è sicura? mi sembra un po' pesante"
I suoi occhi mi tagliano in due, come i laser di superman e sono sicuro che se dietro di me ci fosse stato Clark Kent, avrebbe tagliato in due pure lui. Prima dell'arrivo di un ennesimo insulto verso il mio indirizzo, si accorge di aver messo uno zero di troppo.
Quando corregge il suo errore siamo arrivati al duecento e novantatreesimo sospiro.
Dopo aver finito con le pratiche di spedizione mi fa un gesto inequivocabile: "Ti tendo d'occhio figlio di puttana, oggi mi hai fatto lavorare!" poi trascina il mio pacco dentro una stanza buia, mentre questo piange e si dispera.
Mi consegna una copia del foglio di spedizione e con l'altra mano mi indica l'uscita.
La saluto ed esco dall'ufficio nel stesso momento in cui entra un uomo con una busta gialla, leggermente gonfia al suo interno.


La guerra non è ancora finita.


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