14 apr 2013

Il triste mietitore.

Mai come nei videogiochi, il tema della Morte è trattato con cosi tanta sicurezza e in dettaglio. Non è  solo una svolta nella trama o una scusa per eliminare uno scomodo errore nella trama, ma può essere una regola basilare per il bilanciamento del gameplay o una punizione per correggere e migliorare le abilità del giocatore.
La morte è una condizione fisica da cui si può tornare con molta facilità, o un permanente limbo con la sola scelta di ricaricare il save precedente o il penultimo checkpoint, insomma è qualcosa di concreto che rende più prudente il giocatore e, tipicamente, più nervoso. Nella vita reale, come siamo messi?
Potrò parlarne sino allo svenimento, scrivere libri e citare centinaia di filosofi che hanno discusso, prima di me e senz'altro meglio, di cosa accade Dopo, senza averne però una conferma, quindi inutile argomentarci su. Sappiamo solo che è la fine naturale di questa eternità che porta da qualche parte e, ognuno di noi, ha un'idea di come potrà andare a finire, forse condizionata dalla religione, forse condizionata dalla moglie.  Quello che fa pensare è come viene affrontata, ultimamente, questa triste compagna che grava sopra di noi ogni giorno, ferie incluse. Le popolazioni civili (e parlo dell'Italia, perché ci vivo) si credono immortali e affrontano la dipartita di uno di loro, come un'evento eccezionale, un muto rispetto verso l'ignoto che salutano in chiesa o con un asterisco nei Forum su internet. Siamo immortali, finché non moriamo.
Un pò come gli Immortali del film Highlander, che erano cosi poco eterni da poter morire, esattamente come tutti gli altri, con la sola condizione di venir privati della testa. Anche Achille era immortale, ma colpito sul tallone, unico punto debole è morto esattamente come un mortale. La verità è che non siamo mai stati in grado neanche di immaginare l'immortalità, anche gli antichi Dei Greci e Romani, immortali pure loro, sono morti dimenticati dai mortali e divenuti comparse in spot televisivi, metafore nei libri oppure Boss di fine livello in God of War.
La vita eterna non è una condizione in grado di essere metabolizzata dall'umanità. Lo possiamo vedere tutti i giorni e, se siamo arrivati al grado di civiltà dei nostri tempi, al livello di tecnologia che ci sta modificando gradualmente è proprio grazie al cambio generazionale.
Fa strano dirlo, ma è anche grazie alla morte se l'umanità sta crescendo, quindi, perché temerla?
Perché con le nostre tecnologie, con la nostra avanguardia nelle medicine e con i nostri filosofi, non siamo ancora stati in grado di raggirarla. Uno smacco per l'uomo moderno (inteso come umanità) difficile da digerire.
Non possiamo sconfiggerla, però tentiamo di rimandarla più possibile e molte volte ci riusciamo. Anche se gli stiamo mancando di rispetto, puntandole un dito accusatorio alle volte esagerato.
Si guarda più la bara del morto che quello che ha fatto in vita, ci accorgiamo di chi se ne andato, quando sentiamo la porta sbattere e mai prima.
Siamo egoisti in tutte le direzioni, democraticamente.

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