7 apr 2018

Il passato che nessuno ricorda.

I miei nonni sono nati in tempi lontani e difficili, decisamente diversi dai nostri. Passavano il loro tempo in campagna nell'entroterra ligure, tra una montagna e una collina, avevano una casa in un paese di poche anime, tutte contadine. Si svegliavano il mattino presto, prima del sole e partivano a lavorare. Assieme ai loro paesani vivevano di quello che la terra aveva da offrire loro. Ogni boccone se lo sudavano quotidianamente, dedicandoci la maggior parte del tempo. Non serviva una grande istruzione per coltivare olive o seminare le patate, solamente pazienza, esperienza e tanto olio di gomito, in quei tempi in cui non c'era ne la motozappa e neanche il trattore. Nonostante la loro condizione, che se valutiamo oggi potrebbe apparire disagiata, riuscivano a campare alla bell'e meglio, senza molte pretese, poche lamentele e qualche preghiera diretta la signore. Una coppia unita saldamente dall'amore, dalla tradizione, dalla sopravvivenza e dall'affiatamento.
Un giorno arrivarono i Nazisti, in quel sperduto paese incastrato tra le montagne, la guerra allungò i suoi lunghi tentacoli invadendo quell'angolo di tranquillità. Persone dallo sguardo serio e malvagio che sbottavano comandi in una lingua mai sentita prima. Mia nonna se li ricorda ancora oggi, a distanza di cosi tanti anni e quello che ha visto gli è rimasto indelebile nella sua memoria. I suoi racconti la trascinano con i pensieri in quel periodo, ricordando con cristallina perfezione la paura di quegli uomini violenti. Una notte scapparono via, lontano dal loro paese, rifugiandosi in campagna, mentre nelle radio si sentivano notizie di città bombardate e soldati italiani morti.
Era la fine del mondo
Fuggirono via con due figlie piccole, mia madre aveva pochi anni. La disperazione di persone che avevano poco e vivevano con poco. Chissà come furono quei giorni e quelle notti, a aspettare che la situazione migliorasse, difficile raccontarlo quando si hanno solamente ricordi frammentati dalla paura. Poco importa, l'importante è che riuscirono a sopravviere a quegli eventi.
Festeggiarono quando la guerra è finita? Probabile.
Poi i miei nonni videro la prima televisione, il primo uomo sulla Luna (anche se non ci hanno mai creduto veramente), l'arrivo dei nipoti e conobbero l'implacabile vecchiaia. Una generazione di uomini e donne dedite a valori oggi cambiati, sacrificata per una vita migliore delle genti future.
La mia generazione. invece. ha sofferto tanto per come è finito Lost.
 

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