3 feb 2008

Un racconto per addormentarsi.

Scrivo questo testo in un periodo di
tristezza, causato da alcuni problemi di centralina, che hanno
afflitto la mia già debole connessione, in queste ore sono
privo di adsl e non potendo aggiornare il mio delirante blog, porto
avanti il lavoro grazie al writer e alle sue incredibili capacità
di word processing che non sfrutterò mai al 100%. esattamente
come facevo con il più famoso Word.(word, writer, che fantasia nei nomi
per un programma di elaborazione testo, se ero io il responsabile
delle pubbliche relazioni, li chiamavo con qualcosa di più
orecchiabile, tipo:”Fausto 08” oppure :”Scemochilegge”).
Sono mesi che non invento più
una fiaba per sollazzare gli assenti lettori del blog e la mia sterile fantasia, per questo sono pronto a comporne una nuova, dopo aver consumato della camomilla e aver ucciso 213 soldati giocando a Timeshift:
“C'era una volta, in un paese
lontanissimo, un bambino di una stupitidà senza confini, non
per via della sua innocente età, no perchè era nato
proprio cosi: stupido in tutta la sua completezza. Si
chiamava:”Pennerello”, ma tutti in città evitavano di
nominarlo per non cader in disgrazia. Un giorno, giocando nel bosco con una
sostanza marrone trovata per caso per terra, trovò un altro
bambino che, anche lui, passeggiava da quelle parti, guardando in alto
e non curandosi mimamente di Pennerello e il suo gioco disgustoso.
“Chi sei?” - chiese il bambino
alzandosi e avvicinandosi al nuovo arrivato.
"Mi chiamo Binietto e sto osservando
gli uccelli”
“Ma gli uccelli volavo in alto, come
fai a guardarli?” - domandò uno stupito Pennerello
“Non volano sempre, a volte si posano
sui rami degli alberi e io, con questo cannocchiale, posso quindi
studiali” - spiegò mostrando una certa cura, quella che per
lui sembrava una missione.
“Ma cosa c'è da studiare dagli
uccelli, se sai già che volano?”
“Quello lo sanno tutti, a me piace
osservarli nel loro ambiente, ammirare le varie specie”
“Mio padre va a caccia, se vuoi posso
farmi dare uno dei suoi uccelli, morti!”
“Preferisco osservarli da vivi, sono
più naturali”
“Posso venire anche io assieme a te?
Io con questo Pongo mi sto annoiando”
“Certo, vieni pure, però prima
lavati le mani” - Binietto era un bambino intelligente ma non
poteva sospettare quali avventure potessero capitargli in compagnia
di Pennerello.
“Mi farai usare il binocolo?” -
chiese subito Pennerello dopo aver fatto qualche passo dentro il
bosco.
“Questo è uno strumento
delicatissimo, basta poco per rovinarlo”
“Giuro che non te lo rompo!”
“Mi spiace, ma ci tengo parecchio!”
“Se me lo fai usare, io ti faccio
giocare con il mio Pongo!”
“Tieniti il tuo Pongo, a me piace
studiare gli uccelli!” , dopo aver detto quella frase, da sopra un
ramo si posò un volatile dai colori bellissimi, sfavillanti e
con una forma regale, nonostante la forma minuta, sembrava una
creatura spuntata da paradiso.
“Guarda!”- esclamò eccitato
il giovane ornitologo - “Ma è stupendo!”
Pennerello, inesperto degli uccelli
cosi come di tutte le materie riguardandi la scienza di ogni cosa
nell'universo, guardo l'animale con disinteresse e commentò:”A
me fa schifo”.
Nel sentire quell'apprezzamento poco
educato, l'uccello sfavillante si trasformò in luce, scese dal
ramo e si tramutò in una anziana donna, vestito nero lacero,
un volto schiaffeggiato da due secoli, con in mano un lungo bastone
nodoso.
“Ragazzino impertinente, io sono la
Strega del bosco!”
I due bambini iniziarono a tremare.
“Tu”- indicando Pennerello - “Mi
hai offesa! Ero in giro nella foresta per cercare del cibo, ma adesso
non ho più nessun dubbio, voglio mangiare te, anche se sei
piccolo e magro, il sapore della mia vendetta renderà il
piatto ancora più saporito!”
“Ma io non ho fatto nulla!” - disse
Pennerello - “glielo giuro sui miei genitori!”
“Come no, hai detto che faccio
schifo!” - sbotto la strega e quindi prese il bambino per la collottola, con
le sue vecchie ma robuste mani, ma quando un'odore mefitico salì nelle narici
della strega, lasciò la presa immediatamente.
“Piccola peste! Tu puzzi come un
pianeta di fogna! Lontano dai miei pensieri di mangiare una animale
cosi mefitico! Sciò, sciò fila via schifosissima
creatura!” e con una mano si chiuse il naso - “piuttosto, visto
che non ho trovato di meglio, prenderò l'altro bambino!”
“Ma come, io con lei son stato tanto
gentile, la sua forma di uccello era regale e stupenda!” - disse
Binietto tra le lacrime, inginocchiandosi di fronte al suo
inevitabile fato.
“Le tue dolci parole, renderanno il
mio piatto ancora più appetitoso! E ora su!” - prese il
bambino e lo portò via, trascinandolo con tutta la sua forza.
“Aiutooo Pennerello! Fai qualcosa te
ne prego!” - grido, con tutto il fiato, il povero bambino.
Pennerello, non sapendo cosa fare, decise di eseguire l'unica azione che il suo limitato intelletto gli suggeriva; prese da terra il binocolo di Binietto e tornò a giocare con il Pongo.

Morale della Fiaba: Qualsiasi passione può rovinarsi con la stupidità...e un pò di sfiga.















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