12 dic 2007

Il Piccolo Pollicino.



Tanto tempo fa, in un paesino neanche tanto lontano, viveva una moglie e un marito che volevano avere un bambino. Provarono di tutto; a mangiare pesce per due mesi, a corrompere la cicogna, a correre nudi sui prati verdi e fioriti ma non ci fu niente da fare. Un giorno andarono dal medico per chiedere aiuto e, questo, gli disse:
"Avete mai provato a fare sesso?"
Loro risposero:"sesso?" e il medico gli regalò, provando pietà per la giovane coppia, un libro sulle Api e sui fiori. Passarono nove mesi e, la donna partorì' un bel maschietto, con grande sorpresa del marito, che per tanti mesi, aveva sperato in un simile miracolo. Viste le sue esili misure e il carattere cosi timido, da non piangere neanche una volta tirato fuori dalla placenta, perchè si trovava in soggezione con tutti quei medici, lo chiamarono:"Pollicino".Era alto quanto un pollice, con le guance paffute e un naso rotondo.
Cresciuto nella speranza, che da grande il suo nome si sarebbe mutato in:"Pollicione", il bambino frequentò l'asilo con esiti catastrofici. Quindi andò alla scuola elementale.
"Mamma, mi prenderanno in giro anche li, per via della mia altezza?" - chiese il piccolo essere
"Ma va, che tu sei bello e bravo! vedrai che ti capiranno".
Da primo giorno, all'ultimo, Pollicino prese schiaffi e calci dai suoi compagni, anche dai secchioni, era cosi schernito dal sistema, che anche il bidello, gli disse:"Ho appena lavato il pavimento, passa pure, tanto le tue orme non si vedono"
Anche i professori sembravano infastiditi dal povero Pollicino, tanto che; all'appello, anche se questo rispondeva correttamente, seguitavano a segnarlo come assente. Passarono cinque anni e lo studente entro al liceo.
"Mamma, non è che anche qui, come gli altri anni, i compagni mi prenderanno in giro?" - chiese nuovamente il piccolino
"Ma no, figlio mio, tu sei bello e intelligente, cosa vuoi che conti la tua altezza? ora torna nella scatola dei fiammiferi che è tardi, dormi tesoro mio".
Appena varcato il cancello del liceo, Pollicino venne investito dal motorino di uno studente, calciato dai professori e, alcune ragazze armate di pesante zaini, lo martoriarono cantando una canzone di Tiziano Ferro.
"Passi il ragazzo in motorino" - pensò Pollicino - "Ma Tiziano ferro, proprio, no!" qualcosa cambio nell'animo del ragazzo, la sua timidezza scomparve, i suoi occhi placidi si infiammarono come quelli di una tigre. Preso da una forza combattiva, il ragazzo entrò nell'aula e, appena il professore chiamò il suo nome durante l'appello, questo si mise a urlare:"PRESENTEEEEE!" di modo chè tutti, persino gli studenti del liceo di Prossima Centauri ascoltarono il suo eco.
"Assente" - disse il professore, prima di segnarlo sul registro.
Gli anni passarono, Pollicino andò all'università e si diplomò prima di tutti i suoi compagni, amici non ne aveva e, quelli che gli stavano vicino, lo usavano come gingillo per il proprio cellulare, l'unico compagno era il suo animale domestico; un acaro da materasso.
"Mamma" chiese quando al suo trentesimo compleanno -"adesso che vado a lavorare come giornalista, non è che mi prenderanno, ancora una volta, in giro per la mia altezza"
"Ma no, caro mio, tu sei bello come il sole e bravo! diventerai il più grande giornalista di tutti i tempi, ora però smetti di saltare sulla tastiera, scriverai l'articolo domani che vogliamo dormire, io e papà"
Il giorno dopo, Pollicino entrò nella redazione del giornale locale e iniziò a scrivere, sul suo portatile , un articolo sull'intrigata vita politica della città, quando passò un collega e, chiuse il portatile pensandolo che, qualcuno, lo avesse lasciato sbadatamente aperto.
Il povero Pollicino rimase schiacciato e tornò a casa con una S incastrata sul petto.
"Oh che soddisfazione!" - urlò la madre abbracciando il figlio - "Pollicino è diventato Superman"
"Ma che superman e superman! questa è il tasto "S" della tastiera, stamane in redazione, mi hanno schiacciato dentro il portatile!"
Il giorno dopo, Pollicino iniziò a studiare recitazione e divenne un gettonato nano di giardino a pagamento, facendosi un nome e guadagnando tanto da permettersi una casa più grande; la villa di Ken della Mattel. E visse, per sempre, piccolo e soddisfatto.

Morale della favola: Potete cadere e rialzarvi, subire ogni umiliazione ma continuare a tirare dritto, verso il vostro destino, verso il vostro più alto desiderio. Potete superare ogni difficoltà che la vita, ogni giorno, vi manda contro, cercando di ostacolare la vostra scalata verso un futuro migliore. Ma Tiziano Ferro, proprio NO!.


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